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Titel
Farbige Fassaden. Die historische Putzfassung, Steinfarbigkeit und Architekturbemalung in der Schweiz.


Autor(en)
Hering-Mitgau, Mane
Erschienen
Frauenfeld 2010: Huber Verlag
Anzahl Seiten
591 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Elfi Rüsch

Già presentato nelle grandi linee fra le Segnalazioni dell’ultimo numero dell’AST (147, giugno 2010, p. 173), il volume di Mane Hering merita per due motivi una nota piú particolareggiata in questa sede: l’originalità della ricerca e i moltissimi rilevamenti riguardanti il Ticino e le Valli grigionitaliane.

L’autrice ha vissuto a lungo a Campione d’Italia e poi a Minusio e fin dagli anni Ottanta del Novecento è stata collaboratrice dell’Institut für Denkmalpflege del Politecnico di Zurigo, sotto la cui egida la pubblicazione è uscita. Per tre decenni la storica dell’arte ha percorso il territorio elvetico e le aree limitrofe, per documentare facciate che presentassero una superficie colorata, o perché dipinte, o per la presenza di pietre di struttura e cromie diverse vivacemente abbinate, o ancora per sottogronde, scorniciature di porte e finestre e spigoli illusionistici, cioè dipinti, che dessero rilievo a un’architettura.

Si tratta di un “patrimonio” talora conservatosi solo a frammenti e che proprio per questo suo stato precario e lacunoso è esposto alla totale rimozione e quindi alla completa scomparsa. Anzi il volume segnala pure una serie “deperdita”. Tanto piú è quindi preziosa la documentazione raccolta, testimonianza di una “cultura del colore” estremamente variegata, diffusa e apprezzata attraverso i secoli, che non era solo riservata a edifici di prestigio quali castelli, chiese e palazzi, ma che ingentiliva anche edifici minori e perfino stalle. Le opere rilevate coprono un arco di tempo che va dal Ix al xIx secolo.

Il volume è corredato da ampi indici delle località, degli edifici censiti e degli artisti e artigiani identificati e si apre con un sommario oltremodo dettagliato, quanto mai utile per districarsi e comprendere il tema affrontato nelle sue molteplici sfaccettature. I tre capitoli principali – superfici dipinte, spigoli, elementi strutturati – a loro volta suddivisi in ben 17 sezioni, al loro interno organizzate cronologicamente, stanno a dimostrare la ricchezza, ma anche la complessità, la raffinatezza, la ricercatezza, la varietà incredibile (o anche la ripetitività) dei motivi decorativi, geometrici, vegetali, le imitazioni di marmi, le cromie e le peculiarità di una data regione in questo ambito.

Le località ticinesi considerate sono 83 per un totale di ben 211 voci classificate nei tre capitoli suddetti. I manufatti rilevati nelle valli grigionitaliane sono una cinquantina. Alcuni capitoli riguardano poi in modo specifico il Ticino: l’utilizzo dello gneis ticinese e grana grigia, illustrato con esempi valmaggesi (Cevio e Prato-Sornico); i “collarini”, molto diffusi, semplici, bianchi attorno alle finestre generalmente molto piccole e incassate di edifici rustici, talora arricchiti con colore rosso o motivi decorativi e architettonici; gli oculi con scorniciature in mattoni dipinti e reali (Morcote, Arosio); i campanili con quadranti di orologi e motivi decorativi dipinti del Sopraceneri meridionale del xVII e xVIII secolo (10 i campanili ticinesi presentati). Ma praticamente ogni sezione contempla esempi subalpini. Qui alcuni ulteriori “assaggi”: i letti di malta incisi (Chironico); l’alternanza di pietrame di varia provenienza e quindi di varia colorazione, ad esempio porfido rosso e calcare grigio documentata a Mendrisio, Carona, Coldrerio, o, particolarmente suggestivi per questa tipologia, l’abside di Prugiasco-Negrentino (negli indici erroneamente localizzato nei Grigioni!) e il monumento funerario di Giovanni Orelli a Locarno; i fregi in cotto combinato con palmette dipinte (Coldrerio, Miglieglia); l’imitazione di incrostazioni marmoree (Broglio, Lodano).

La studiosa propone pure dei confronti oltre frontiera con riferimenti alla secolare tradizione italiana del trattamento di facciate (Como, località intelvesi e piemontesi, Castiglione Olona, Milano, Loreto citato per le varie imitazioni della Santa Casa lauretana ad esempio a Sonvico e Lugano).

Le descrizioni sono estremamente dettagliate sia nei rilevamenti, sia nel commento degli interventi di restauro, con osservazioni anche critiche. In alcuni casi l’autrice presenta pure opere ripristinate o restaurate con documentazione fotografica a confronto, che evidenzia talora “restauri” poco sensibili, troppo pesanti o troppo semplificati nei quali è irrimediabilmente andata persa ogni finezza di una traccia graffita, di un disegno o di una gradazione cromatica, ad esempio in spigoli dipinti a punta di diamante (Vira Gambarogno) o nel rifacimento di piú complesse decorazioni parietali (Carabbia o Locarno, quest’ultimo esempio con un intervento riduttivo alquanto drastico, oltretutto appesantito nella colorazione rispetto alla decorazione originaria). Accanto a queste segnalazioni sono illustrati anche esempi assai pregevoli.

È un volume che dovrebbe godere di un posto fisso nelle biblioteche di architetti, in particolare di quelli che si occupano di recuperi storici e tanto piú negli scaffali di restauratori di decorazioni pittoriche. Con le sue 1037 illustrazioni quasi tutte a colori, che non mancano di stupire a ogni pagina, il lavoro della Hering appaga però anche l’occhio di chi non ha conoscenze tecniche o di chi possiede solo poche nozioni della lingua tedesca. Le didascalie forniscono i dati essenziali: località, tecnica utilizzata, datazione.

Citation:
Elfi Rüsch: Rezension zu: Mane Hering-Mitgau, Farbige Fassaden. Die historische Putzfassung, Steinfarbigkeit und Architekturbemalung in der Schweiz, Frauenfeld, Huber, 2010. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Nr. 148, 2010, S. 292.

Redaktion
Veröffentlicht am
18.10.2011
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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